sabato 20 ottobre 2012

Hanoi - Mercato dei Fiori

3am, stanchi da una notte alla scoperta della città che non dorme, Adam propone di fare un salto al mercato dei fiori, posto caratteristico e assolutamente da vedere.

Chiedo scusa per la qualità delle foto, ma queste sono e bisogna forse lavorare anche di fantasia. In Vietnam i fiori sono all'ordine del giorno e costano pochissimo. Il mercato è una specie di rivendita all'ingrosso ma che serve anche i singoli ed è una vasta distesa di fiori appoggiati ovunque, di venditori che richiamano l'attenzione di una moltitudine infinita di compratori.... e ricordo che sono le 3am



Sono oramai passate diverse ore dall'ultimo spuntino e a quest'ora cosa c'è di meglio di una noodle soup di pollo?

Troviamo due sgabellini presso un chiosco




e ordiniamo la soup, ottima e dal brodo di pollo veramente superlativo




La cosa sarebbe finita lì, se verso la fine non fossero arrivati due ragazzi locali i quali, seduti vicino a noi, hanno ordinato un trung vit lon a testa.

Ora, questa è una cosa piuttosto estrema, ovvero è un uovo bollito ove all'interno si trova l'embrione del pulcino.




E qui che la professionalità sviluppata da Adam in questi mesi di Hanoi ha sotterrato il sottoscritto, decisamente ancora dilettante al confronto.

Senza quasi pensarci ne ordina uno e via




Io non ce l'ho proprio fatta.

A presto

Vietnam - Hanoi

Prima volta ad Hanoi e sensazione molto positiva. A parte un tasso d'inquinamento piuttosto alto, la città si sviluppa tra laghi e fiumi e dà sicuramente un senso di maggiore tranquillità rispetto a Ho Chi Minh City (ex Saigon).
Ciò naturalmente non toglie il fatto che il traffico di scooter sia quasi ininterrotto ma la presenza del lago addolcisce il tutto.

Ad Hanoi vive ora Adam (ricordate la Durian Experience a KL?) il quale gentilmente mi ha fatto da Cicerone alla scoperta dei luoghi e dei sapori della città.

Nei mesi in cui non ci siamo visti, Adam, vivendo ad Hanoi, è diventato sempre più estremo col cibo, retrocedendo il sottoscritto quasi a livello di principiante.

Per iniziare, abbiamo fatto un giro al Quartiere Vecchio (Old Quarter, da non confondersi col French Quarter) un dedalo di strade ognuna focalizzata su un specifica attività (la strada dei gioielli ecc).

Obiettivo era assaggiare una delle tante noodle soups del posto, obiettivo che naturalmente è stato raggiunto:



Come si nota, non parliamo di un 3 stelle Michelin ma è uno dei posti migliori per il Bun Rieu:



uno zuppone con spaghetti di riso, taufu, vitello, maiale, polpa di granchio, cipolle e altra roba, accompagnata da una scodellina di erbe mezze bollite:



Il tutto condito con una salsa piccantissima (ma facoltativa).

Felici della prima tappa e anche un po' stremati dal caldo,



puntiamo ad un angolo ove si possa bere la birra locale, soprattutto quella fatta in giornata.

Ad un crocicchio di strade troviamo quello che ci interessa, una striscia di sgabellini al bordo di una strada trafficata, ove "accomodarci" e provare la birra fresca, la quale naturalmente non arriva da sola, ma accompagnata da cilindri di carne pressata, avvolti in foglie di banane e accompagnati da crackers di riso.

Ecco l'esterno


 ed ecco l'interno



con i relativi crackers




Come inizio non è stato male per nulla.

Saluti


lunedì 24 settembre 2012

Kempuchea (Cambodia - Cambogia)



Un bellissimo paese abitato da gente stupenda. 

Pensate a quanto i Cambogiani abbiano subìto negli ultimi 35-40 anni, tra guerre col Vietnam, Pol Pot che ha azzerato completamente una generazione di intellettuali (e di rimando anche quella successiva) campi minati ovunque e in parte non ancora bonificati (3-4 persone saltano per aria ogni giorno, aumentando il numero dei morti e dei mutilati su base regolare).

Fuori dai centri abitati di una certa dimensione, la vita è su palafitte ove l’acqua corrente e l’elettricità sono tuttora un lusso. Eppure quando parli con loro o quando incroci i loro sguardi, il più delle volte ti senti le gambe cedere sotto il peso assurdo di un disarmante sorriso e di una dolcezza che si intravede nei loro occhi e che non sarebbe giustificabile secondo i nostri canoni.

Fatta questa mini premessa doverosa, prima di parlare di cibo, ecco le 3 foto emblematiche della mia permanenza in Kempuchea:

Siem Reap - Bayon Temple




 Phnom Penh - Oudong Temple


 Sihanoukville - Bamboo Shack at Otras Beach


Ed ecco i miei due “sherpa” di Siem Reap e di Phnom Penh. Sono due Tuk Tuk drivers, assolutamente affidabili ed onesti che raccomando a tutti voi di contattare, una volta da quelle parti. Sanno dove portarvi, parlano inglese e possono essere a vostra disposizione tutto il giorno.

Siem Reap - Mr. Keath Sothea +855-(0)12-369143 o +855-(0)9-74540404
keathsothea@yahoo.com


Phnom Penh - Mr. So Thy Chinn - +855-(0)9-76895538 ehhin@hotmail.com



Il capitolo cibo è forse quello più scarno, non perché i sapori non siano buoni ma per il fatto che in fin dei conti, la cucina locale sembra meno variegata (e meno piccante) di quelle di paesi limitrofi come, per esempio, la Tailandia.
Il piatto principale e che si ritrova su tutti i menù è l’AMOK (vedi foto), che può essere con pesce, carne o verdure cotto al vapore 


o in brodo a base di latte di cocco:

Un altro piatto sempre presente è il Lok Lak, carne di varie origini, saltata e mangiata intinta in una spremuta di lime e pepe nero (sospetto anche la presenza di altre erbe):


Altri due piatti che potrete spesso trovare sono il Num Ban Cho, ovvero noodles di farina di riso



e la zuppa di pesce con peperoncino


Infine  per chi volesse andare "wild", ai bordi delle strade si possono trovare "aree spuntino" con quello che è il terrore di noi occidentali, ovvero ceste di insetti vari da sgranocchiare strada facendo:


da accompagnare con frutti locali.


Prima che il turismo di massa la contamini, e già si cominciano a vedere i primi segnali, andate in Cambogia, fatevi prendere per mano da questa gente stupenda e scoprite uno degli angoli più affascinanti al mondo.


domenica 23 settembre 2012

Ad ogni ora, un piatto

I Malesi mangiano 24/7, ovvero è praticamente impossibile non trovare almeno un ristorante o un food stall con qualche autoctono che si stia gustando quanto meno uno spuntino, nell'arco delle 24 ore.

Avete presente quando vi tovate in un bar, specialmente dopo mezzogiorno e sentite qualcuno ordinare un cappuccino? il primo pensiero che vi viene in mente è: deve essere tedesco (o più in generale, straniero). In Italia il cappuccino è prettamente da prendersi al mattino, giusto?

Ebbene, anche in Malesia ci sono alcuni piatti che vengono mangiati, o addirittura serviti, solo a certe ore del giorno.

Vi faccio due esempi:

Nasi Lemak (foto qui sotto).


Questo è in pratica il piatto nazionale Malese, super nutriente e a base di riso cotto a vapore usando latte di cocco, adagiato su una foglia di pandan (non ho idea se esista un parola in italiano per tradurla), affiancato da pezzi di pollo (fritti e in umido con "salsa" al curry), sambal (salsa piccante a base di gamberi disidratati) pescetti essicati e una specie di piccoli peanuts. Per finire, mezzo uovo sodo e alcune fette di cetrioli.

Nei "veri" stalls malesi, il Nasi Lemak si mangia a colazione (sì sì, avete capito benissimo) fino alle 11 o, in alcuni posti, fino alle 12, per poi essere sospeso e riservito dalle 15 alle 18. 

Nei ristoranti da turisti (che non vuol dire peggiori) il pollo viene servito boneless, senza ossa e la presentazione devo dire, è sicuramente migliore:






p.s. Tali ristoranti servono il Nasi Lemak ad ogni ora

Fatta così colazione, nel caso vi venisse fame durante il giorno, fatevi dei controlli perchè potreste avere il verme solitario. Un piatto del genere ti riempie e ti fornisce più delle calorie necessarie per affrontare la giornata.

Dopo una early dinner (cena leggera e consumata presto, diciamo prima delle 7pm) nel week end capita di uscire per locali con gli amici. Tra un pub e l'altro, tra una birra e un'acqua (sempre alternare per non finire distesi per terra) è normale che venga fame verso le 23.

Ed ecco che presento il primo degli spuntini notturni, ovvero il Roti Canai:





Questo è un piatto di origine indiana e, più precisamente, di Chennai (da cui il nome).

E' un flat bread, una specie di crepe più spessa che può essere fatte con farina di grano o di riso e ha una moltitudine di varianti, con o senza olio (chapati) nel'impasto, liscio o accompagnato da sardine o cipolle o formaggio ecc.

Viene strappato a mano e tocciato a piacere in uno dei tre brodetti piccanti che si possono vedere nella foto.

Fatto questo, si può ritornare al pub e continuare la serata in allegria con gli amici e a stomaco pieno.

Coloro i quali riescono a fare molto tardi, tornare a casa verso le 3am con solo un Roti Canai mangiato 4 ore prima non è mai cosa consigliata. Meglio fare un richiamino prima di stendersi sul letto.

Per strada troverete quindi alcuni stalls (stand) che propongono ai tiratardi lo Steam Boat:


Purtroppo il mio cell non ha il flash ma sono certo che si riesca a capire di cosa stiamo parlando.

Una numerosissima scelta di bastoncini infilzati in verie pallette di pesce e seppie, tofu, foglie, carne, cuori, fegati, wantons ecc.... al costo di 1 Ringgit ciascuno, il famelico avventore si serve da solo e posiziona i suoi bastoncini nell'acqua bollente (in basso a destra nella foto). Dopo 2 o 3 minuti si tolgono dall'acqua, vengono adagiati su un piatto di plastica, cosparsi di salsa di arachidi e di salsa piccante e Buon Appetito.

Tempo di dormire ora.





giovedì 5 luglio 2012

Gli zupponi - Capitolo 1 (non è detto che ci sia anche il secondo ma è meglio giocare d'anticipo)

Capisco che il titolo possa suonare canzonatorio o diminutivo, ma non ho trovato altro termine che potesse riassumere un così vasto panorama di monopiatti a base "liquida" o "semi-liquida" che si riesce a trovare in Malesia e non solo.

Ecco quindi che ho deciso di riassumere in questo thread le prime esperienze avute in questi mesi con le zuppe locali.

Per ora, quello che ho visto (ma posso sbagliarmi) è che lo scenario delle zuppe si divide in due macro famiglie:

1) Quelle con base curry e/o latte di cocco
2) Quelle con base brodo chiaro

Naturalmente mi sono buttato sul primo gruppo, considerando l'insaziabile curiosità verso tutto ciò che è spezie e sapori "lontani".

Chi ha letto i posts precedenti, si ricorderà delle due parole magiche "Curry Laksa".

Ebbene, ci sono riuscito. Ma andiamo per gradi.

Il piatto che più di frequente si trova negli stalls per strada è il 

Curry Mee

 
La parola Mee che troverete sia in Malesia che a Singapore che in Indonesia significa a grandi linee "noodle" o meglio ancora pasta (di solito lunga)

Il Curry Mee è un monopiatto che ha come base per l'appunto il latte di cocco, pasta di curry e del chilli o anche detto sambal (lo ritrovremo nel Nasi Goreng), 1 o due tipi di pasta lunga (all'uovo e/o di riso) e una serie di optional che vanno dal tofu, ai gamberi, al pesce essicato, al pollo alle uova (ben visibili) e altre verdure/erbe.

Assomiglia molto al classico Curry Laksa ma se chiedo conferma ai miei amici locali mi dicono invece che c'è differenza. Sarà, ma al gusto non mi sembra del tutto vero.

Viene servito rovente, come tutti gli zupponi che si rispettino, il che sommato al piccante rende il piatto praticamente inavvicinabile per i primi 10 minuti che l'avete di fronte sul tavolo.

Mee Rebus


Qui troviamo un solo tipo di pasta lunga, quella all'uovo, affogata in un brodo spesso fatto con curry e patate e completato da una serie innumerevole di ingredienti come la soya, il tofu, gamberetti essicati, uova, scalogno e altre verdure.

La consistenza quindi è più densa del Curry Mee ed il sapore è..... diciamo più pescioso.

E veniamo ai primi esempi di Laksa:

Nyonya Laksa


Questa variante di Laksa (ce ne sono molte) sembra provenga dalla Malacca, la regione sud della Malesia peninsulare che si affaccia di fronte all'Indonesia.

Segue gli stessi dettami del Curry Mee con la differenza che ho avvertito di persona, che il brodo è ancora più liquido e che l'ingrediente principale sono i gamberi. La pasta usata qui è lunga e di riso. L'uovo è sempre presente e il livello di piccantezza rilevato è stato piuttosto ragguardevole (vedete quel pezzo di chilli in bella mostra? ecco, era solo la punta dell'iceberg).


Sarawak  Laksa





Voliamo in East Malaysia, perchè è da lì che questa deliziosa forma di Laksa arriva.

Scusate il sentimentalismo, ma la mia prima Laksa la provai 8 anni fa proprio in East Malaysia ed il primo amore non si scorda mai.

Ora, la Sarawak Laksa è piuttosto diversa da quella di 8 anni fa (era una vera Curry Laksa) ma le si avvicina per la consistenza molto più densa del brodo.

Il primo particolare che va sottolineato è che in questa versione, il curry non c'è. Oltre al sempre presente latte di cocco, ci si trova il sambal (la pasta di chilli già menzionata), il tamarindo, l'aglio, il lemon grass (e come si traduce in italiano? citronella?) erba ampiamente usata anche nella cucina Thai, i soliti gamberi, tocchetti di pollo, strisce di uovo fatto a mo' di frittata, altre erbe e spezie e del coriandolo fresco sminuzzato.


Sarà che senza il curry, i sapori degli altri ingredienti riescono ad emergere maggiormente, sarà che a me la consistenza del brodo così densa piace di più, sarà anche che l'ho potuta fino ad ora provare solo in una food court dentro uno dei più bei malls di KL centro..... a me è piaciuta e tanto.

Questi sono solo alcuni esempi di "zupponi" o di Laksa che si possono trovare in Malesia. Dell'Assam ne avevo già parlato in precedenza. 
Se volete, digitate Laksa su google e fatevi un cultura teorica.... ma ricordate che solo provandole capirete di cosa stiamo parlando.

A presto

giovedì 28 giugno 2012

O. T. (Off Topic) ma meritava......

La Tailandia è uno dei paesi dove la cura per il corpo ed il relax si spinge ad un livello incredibile ed alla portata di tutti (o quasi). 

Quello che da noi si trova solo in centri di altissimo livello, qui è la norma.

Càpita quindi che durante il mio ultimo stop a Bangkok per una fiera, ho trovato 1 ora per fare un giro al centro commerciale vicino all'albergo.

Avendo i capelli a forma di cespuglio (tipo il vecchio Naporsocapo) era giunto il momento di rischiare e affidarmi alle mani di un tosateste asiatico.

Dopo averne esaminti un paio, decido di entrare da quello che aveva meno gente.


Tutto apparentemente normale vero? è quello che mi son detto anch'io. Entro e  faccio due chiacchiere col Manager (eh già, in Asia è tutto a livelli, anche dai parrucchieri: c'è il Manager che di solito è l'Hair Stylist del negozio, poi ci sono i/le senior hairdresser, i/le hairdressers normali che di solito lavano anche i capelli e li asciugano alla fine del taglio).

Dopo aver spiegato il tipo di taglio che cercavo, pur col dubbio di ritrovarmi comunque con un caschetto alla cinese, vengo preso da una signora e.... Bingo.... dietro il muro in fondo ecco i lavatesta: No no, non parlo di scomode sedie con poggiatesta in ceramica ma di veri e prorio letti ove vengo fatto sdraiare (dopo essermi levato le scarpe) e la mia testa ed il collo vengono avvolti da asciugamani e spessori per evitare fastidi alla cervicale.



Ed inizia l'esperienza: 3 shampoo di fila, intervallati da massaggi alla testa e collo effettuati con una sapienza ed una delicatezza assoluta. Mi stavo per addormentare  da quanto delicato era quel tocco.

Contrariato dal fatto che più di 3 shampoo non potevano essere fatti, mi accomodo sulla sedia e vengo preso in custodia dalla Senior Hairdresser la quale, per farla breve, mi toglie un paio di chili di lana dalla testa e completa il tutto con un taglio davvero professionale e molto vicino alle mie aspettative.

Un attimo.... e il risciacquo?? Eccolo lì, la stessa signora di prima mi ricattura e mi fa nuovamente sdraiare sul letto per un'altra sessione di massaggi.

Sono uscito frastornato (positivamente) sicuro di ritornare qualora mi trovassi a Bangkok con i capelli lunghi.

Non voglio fare pubblicità, ma mertia davvero e per il costo di 400 TBH (10 Euro) merita ancora di più.

Cut&Curl
524/1, 5th Fl
Central Plaza Grand Rama 9
Senior haidresser: Ms. Premkamon Inthiban (in arte Jazz)
www.cutandcurl.co.th


mercoledì 6 giugno 2012

Un piccolo, piccolo assaggio di Indonesia

Con 240 milioni di persone, l'Indonesia è il terzo paese per crescita economica dell'Asia, dopo Cina e India... basta, veniamo alle cose "serie".


Jakarta dista due ore di volo da Kuala Lumpur e i due paesi, nonostante non corra buon sangue, hanno molte similarità dal punto di vista linguistico e culinario.


La capitale è famosa tra le altre cose, per il traffico e per il fatto che il livello di sicurezza per le strade (in tutti i sensi) non sia del tutto rassicurante. 


Questa breve premessa per dire che il mio agente, che mi ha scortato per tutta la settimana, non mi ha permesso di fermarmi in nessun chiosco per assaggiare il cibo locale ma le nostre cene ed i nostri pranzi si sono svolti in malls, in ambienti piuttosto asettici.


L'unico momento di vero cibo locale, in un vero Restoran locale è stato l'ultimo giorno, quando dopo due ore di auto siamo arrivati a Bandung per un incontro di lavoro.


Bandung è una cittadina adagiata fra le montagne e, diversamente da Jakarta, gode di un bel venticello che abbassa la temperatura e la rende quasi vivibile. Naturalmente l'umidità non ci abbandona e dopo le 5pm quasi ogni giorno scende una fitta coltre di nebbia che oramai nemmeno in Brianza riescono a ricordarsi.


Il pranzo si è svolto presso il Mie Naripan Restoran, una vetrina su un parcheggio, pochi tavoli all'interno e 3 tavolini all'esterno. 






Specializzato nei noodles, abbiamo ordinato il piatto principe di Bandung, ovvero Yamien Asim. Yamien deriva dal dialetto cinese Hokkien (parlato nella zona di Xiamen, di fronte all'isola di Taiwan) e, secondo il mio agente dovrebbe siginificare noodles, mentre Asim significa salato, dato che ne esiste anche una versione dolce (che lascio provare a voi).


Alla vista, si presenta come un normale piatto (o ciotolone) di noodles, asciutti e con un condimento di carne macinata cotta con spezie e erba cipollina sminuzzata. Al gusto è veramente buona e va mangiata così... al limite aggiungendo della pasta di chilli e/o della salsa di soya.



Mi dicono che da Jakarta vengono apposta per mangiarla a Bandung, dato che il sapore qui è totalmente diverso da quanto si possa trovare nella capitale. Tutto il mondo è paese, mi viene da pensare, però mi fido.


Come piatto di accompagnamento, forse per diluire l'asciutto dell'Asim, viene servito in automatico anche una ciotola di pangsit soup, ovvero un brodo chiaro speziato con 4 wanton (ravioli che possono essere cucinati appunto in brodo o sulla piastra o fritti), un paio di meat balls, un tocco di tofu cotto e del cavolo cinese.




Confesso che questo tipo di accompagnamento ci sta, si alterna una bacchettata di Asim e una cucchiaiata di questo brodino e il tutto fila giù liscio liscio.


La cosa però più interessante è arrivata alla fine.


Un frutto che di nome fa Salak, come una montagna che osserva Bandung dall'alto (e dove si è schiantato un volo di prova di un aereo civile russo alcune settimane prima, per la cronaca) e che ha alcune particolarità che, di nuovo, non si trovano da noi.




A parte la forma, che può lasciare spazio a varie digressioni, la cosa che colpisce è la buccia, a scaglie che ricorda in tutto e per tutto la pelle di un serpente, un pelo essicata.


Anche il Salak ha un odore strano prima di essere sbucciato, che diventa invadente una volta che la buccia viene facilmente rimossa




Come il Durian, appena messo in bocca, il sapore è parecchio diverso e dopo i primi secondi di disorientamento, ecco che arrivano gli zuccheri ad allietare la bocca. La consistenza è piuttosto asciutta ma fresca.


E così si è chiuso il pranzo e ci siamo ributtati nel traffico assurdo delle strade che portano a Jakarta.


Alla prossima

Per lasciare un commento, cliccate sul titolo del post che state leggendo ed in fondo vi comparirà la finestra per scrivere quello che vi pare.

lunedì 14 maggio 2012

Durian, un'esperienza estrema !

Per anni l'ho visto sui banchetti all'aperto ed in alcuni punti molto isolati di qualche mini-market solo per locals.

L'odore che lo circondava mi ha sempre tenuto alla larga anche se allo stesso tempo ne sono sempre stato attratto, sia per quanto sentivo dire dai miei amici indigeni, sia guardando alcune trasmissioni di cibo estremo come Orrori da Gustare con Andrew Zimmern.

La prima sera a Jalan Alor l'ho visto, era là appoggiato sul primo banchetto all'angolo con Changkat ma quel giorno non era quello giusto.

Questa sera, grazie alla compagnia di Adam (un americano ex chef che sta andando a Hanoi in Vietnam per un colloquio di lavoro) e la sua amica Christine (malese) ho rotto il ghiaccio.

Non mi piace "rubare" testi o descrizioni ma in questo caso wikipedia aiuta tantissimo:

" Il durian botanicamente Durio zibetinus L., (noto anche con il nome italianizzato di "durione") è il frutto degli alberi del genere Durio, appartenente alla famiglia delle Malvaceae. Il nome di questo frutto deriva dal malese, precisamente dal termine duri + il suffisso nominale an, traducibile in italiano con "frutto spinoso".

Zona di diffusione
La zona d'origine di questo frutto è il Sudest Aisatico, che è del resto anche la regione in cui la sua coltivazione e la sua vendita restano circoscritte. Il durian è al contempo amato e odiato: a testimonianza del primo aspetto, v'è sicuramente l'appellativo che si è guadagnato presso le popolazioni locali, che sogliono definirlo "il re dei frutti". Emana un caratteristico odore, forte e penetrante anche quando il frutto è ancora chiuso. Tale odore provoca reazioni contrastanti che vanno dall'intenso apprezzamento ad un profondo disgusto, in contrasto con il sapore delicato e gradevole, definito dal naturalista inglese Alfred Russell Wallace come ricca crema pasticcera con forti sentori di mandorla, con possibili retrogusti di salsa di cipolla, crema di formaggio, sherry. L'odore acre e pungente, al punto da ricordare a chi ne è disgustato del materiale putrescente o purulento, escrementi animali, acqua di scolo o sudore stantio, invade spesso le città di questa parte d'Asia, tanto che a Singapore le autorità hanno esplicitamente vietato di intodurre i durian sui mezzi di trasporto pubblici."

Andiamo per gradi:





Eccoli, adagiati sul banchetto, placidi e apparentemente per nulla minacciosi. 

Nè Adam nè il sottoscritto abbiamo mai provato il re dei frutti e la presenza di Christine ci ha aiutato tantissimo nel fare il passo decisivo. 

Lei si avvicina, parla col fruttarolo, sceglie quello che le sembra più fresco e ci sediamo. 

Confesso che l'odore che aleggia intorno è poco invitante.

Ci mettiamo a tavola e con un paio di mosse rapide, il Durian è a nostra portata:


L'esterno è assolutamente duro e con aculei molto appuntiti. Il Durian cresce sugli alberi e si raccoglie solo da terra, non ci si arrampica. Quindi se mai camminerete tra alberi di Durian durante il periodo del raccolto, assicuratevi di avere un casco, perchè rischiate di avere la testa aperta in due.

Nell'interno trovate quelli che sembrano dei bussolotti (presente quelli gialli all'interno delle ovette con sorpresa?).

Dimenticavo, il Durian può procurarvi dei sensi di innalzamento della tempertura, ecco perchè vanno sempre accompagnati con dei mangosteen (che non hanno nulla a che vedere coi Mango) frutti che dovrebbero creare l'effetto contrario (la teoria dello yin e dello yang è spesso presente da queste parti).

Qui sotto li potete vedere, insieme con Alan ed il sottoscritto ancora sorridenti prima della prova:


Ci mettiamo il guanto di ordinanza (se no le mani puzzeranno per ore) e ci si lancia.

Va bene che  Alfred Russell Wallace era inglese e che ci sentiva dello sherry, ma forse ne aveva già bevuto troppo quando ha assaggiato il Durian.

La consistenza al tatto è la prima cosa che colpisce: c'è del viscido e del pastoso allo stesso tempo. L'esterno del "bussolotto" è così mentre l'interno è più duro, una specie di osso che non si mangia.

Non ci si deve pensare troppo, meglio mangiare e presto. In bocca questa consistenza glutinosa (ci abbiamo messo un'ora per darle una definizione!) è fortissima e il sapore è assurdo, un misto tra la banana e la cipolla cotta.


Christine è stata brava nel cogliermi al primo boccone.

Ma è tutta questione di abitudine; passato lo shock iniziale, non è che poi sia così disgustoso come potevamo attenderci. E' vero quello che ho sentito dire, ovvero che l'odore è molto più tremendo del gusto.

Intendiamoci, non è un frutto al quale il nostro palato è abituato e non penso possa nemmeno pensare di poter essere promosso in Europa, nemmeno se gli dessero un taglio afrodisiaco, però alla fine non è nemmeno così disgustoso.

Riusciamo quindi a finirlo, tra gli sguardi incuriositi dei locals che passano lì vicino e che non mancano di sghignazzare.

Il campo di battaglia si presenta così:


E anche questa è fatta. 

Lo rimangerei? probabilmente no ma, se sfidato, potrei tranquillamente vincere!

Mentre vi scrivo, ho ancora il sapore del Durian in bocca, nonostante le due birre che ci siam bevuti nella speranza di eliminarlo e la pulizia dei denti.

Spero di non avere gli incubi.

A presto


domenica 13 maggio 2012

Chinatown, KL

E' sabato e nell'attesa di un ritrovo con alcuni altri expats nei dintorni di Changkat, decido di fare un giretto a Chinatown, un crocicchio di strade piene di bancarelle con tutto è di più, una specie di fake market, mercato della contraffazione, sullo stile Pat Pong a Bangkok.

La sensazione è piuttosto claustrofobica, i banchetti sono molto ravvicinati e il passaggio è stretto, spesso ci si deve fermare perchè la gente guarda, negozia e compra.

Devo confessare che gli odori sono piuttosto forti, tra un misto di umanità compressa e fumi e vapori che provengono dai fuochi dei vari punti ristoro e piccole food court che ogni tanto compaiono ai lati del mercato.

La mia ricerca di un chiosco che venda Laksa sta continuando ma presto mi rendo conto che ho nuovamente fatto un grossolano errore: Laksa è malese, qui sono a Chinatown.... non esiste nessun chiosco che lo serva.

Desisto immediatamente e, spinto anche da un misto piuttosto sgradevole di odori, cerco una via di fuga e mi avventuro al di fuori del "quadrilatero maledetto".

Tiro un sospiro di sollievo e mi guardo intorno... sono su una strada adiacente a Chinatown, quella che i locals chiamano Petaling Street e ci sono degli street restaurants.

Ho bisogno di sedermi e di bere qualcosa.

Opto per il Restoran Han kee






Penso immaginiate oramai che tavoli e sgabelli in plastica siano l'arredamento del dehor (anche detto marciapiede) quindi non mi soffermo troppo su questa parte della storia.

Ordine un thè freddo che arriva immancabilmente col ghiaccio (mi scordo sempre di dire di non metterlo ma fino ad ora non mi è andata male per nulla) e chiedo il menù.

Mangiare in uno street restaurant in Malesia è di per sè un'esperienza, figuriamoci in uno street restaurant a Chinatown.... non riconosco nessuno dei piatti elencati sulla carta... sì, vedo che c'è il riso, i noodles (pasta lunga) ma i nomi dei piatti mi sono sconociuti.

Una coppia di stranieri 3 tavoli più in là, il resto solo malay cinesi famelici, con le loro facce chine sui piatti e le bacchette che si muovono velocemente.

Non so che fare e chiedo al cameriere quale sia la specialità della casa...... Illuso!!! E io che pensavo di capire la risposta!!!

Faccio cenno di sì con la testa e quello scompare.

Nell'attesa di sapere cosa ho ordinato preparo la tavola


Immancabile set up con tutto il necessario ma soprattutto, questa volta vedo il peperoncino, la salsa di soya e l'aglio tritato.

Il chilly emana un profumo favoloso, è freschissimo e tagliato a rondelline sottili. Deve essere micidiale.

Preparo quindi la salsina di accompagnamento: nella ciotolina verso la salsa di soya, un minimo di aglio tritato e una bella cucchiaiata di peperoncino





Il profumo è ottimo, non vedo l'ora di provarla in accompagnamento con quello che ho ordinato... e ancora non so cosa sia.

Tagliando corto, in tavola mi arriva nell'ordine:

Stir fried Kailan with salted fish che prima di essere passato nel wok, doveva presentarsi così:










La classica verdura cinese, saltata con soya e aglio e servita con degli sfilacci di pesce essicato che ne aumenta la sapidità.

Diciamo che è un gusto un po' estremo, soprattutto per chi non è abituato ai sapori forti di mare.

Insieme alla verdura arrivano gli altri due piatti:


Stir fried lo-su-fan.

Ora, il lo-su-fan è un particolare tipo di noodle corto fatto con la farina di riso e di lunghezza non superiore ai 5cm. Qui è stato tirato nel wok con verdure e un misto di mare e guarnito con rondelle di cipollotti.

Il cameriere mi insegna come si mangia: sul cucchiaio di plastica si adagia una rondella di chilly marinata nella salsina di cui sopra, poi il lo-su-fan e poi un'altra rondella di chilly. E via.

Si intuisce subito che non è un piatto dietetico ma sorvolo, il profumo intenso di quelle due rondelle di chilly conferiscono al boccone un sapore stupendo.

E visto che qui non esiste la scaletta antipasto, primo e secondo con contorno, ecco che arriva subito il Clay Pot Chicken in chinese style


Tecnica interessante questa del clay pot.

Sui fuochi ci sono alcune terrine di terracotta dentro le quali viene cucinato il pollo e poi servito in un'altra terrina smaltata e guarnita con verdure fresche.

I primi bocconi non sono male, il problema per me, che non sono un amante del dolce in generale, è che per questo piatto è stato utilizzato un vino dolce. Non ho idea di cosa sia, il gusto mi ricorda vagamente il vino di prugna che mi fanno bere a fine pasto nei ristoranti cinesi in Italia.

Fatto sta che è un gusto che alla lunga mi stanca e decido a malincuore che 4 forchettate siano più che sufficienti.

Per compensare il dolciastro che mi è rimasto in bocca, ordino una Guinness Stout in bottiglia... e pago il conto.

60 Ringgit in tutto, 15 Euro.

Per la prima volta da quando sono qui ho avuto a che fare con dei gusti un po' lontani dai miei standards ma è anche il bello di questa continua ricerca di novità gastronomiche.... sempre con l'obiettivo fermo di trovare un chiosco che serva il mio amato Curry Laksa. E oggi, domenica, dieta ferrea.

A presto